Collider ci offre un’interessante intervista a Matt Smith e Jenna Coleman e allo showrunner Steven Moffat, che parlano – ma l’intervista è stata realizzata prima che fosse resa nota l’identità del nuovo Dottore – di cosa aspettarci dal cinquantesimo anniversario di Doctor Who e sul come si svolgono i casting per il protagonista.
Partiamo dal cinquantesimo anniversario, Smith e Colemansi sono detti onorati ed eccitati di fare parte di questo importante appuntamento dello show, molto più interessanti le dichiarazioni di Moffat, dettosi aperto anche ad un’eventuale dottore donna:
Mi piacerebbe poter mostrare il Dottore per la prima volta direttamente nello show, ma non è possibile, non ultimo perché ci sono gli agenti degli attori e oramai tutti girano con una telecamera.
Un Dottore donna? Non scritturi una parte scegliendo il colore dei capelli, deve essere la persona giusta per l’adesso, e prendi quella decisione meglio che puoi, scegliendo la qualità dell’interpretazione, non per un’agenda politica; ma non sarebbe bello audizionare uomini e donne, il sesso del nuovo Doctor va eventualmente deciso prima, e certo è possibile che il Dottore possa essere donna, anche se no comment sul quando eventualmente il Dottore sarò una donna.
L’autore aggiunge di non avere tratti specifici per il ruolo del Dottore, è un attore che fa proprio il personaggio (è stato così per David Tennant e Matt Smith) anche se i fondamentali restano gli stessi; Moffat rivela anche che se in ci si prende meno tempo di quanto si vorrebbe per i provini, è anche vero che per il ruolo del Dottore gli attori da scrutinare sono relativamente pochi.
Sapevo che Matt voleva fare tre anni, come ho fatto con Tennant ho provato a fargli cambiare idea, ma arriva un giorno in cui il volto del Dottore deve cambiare.
Dal canto suo, Smith si è detto dispiaciuto per la fine di quest’esperienza, ma ha evitato di fornire troppi spoiler su quello che gli piacerebbe fare in futuro:
E’ stata un’esperienza che ti cambia la vita e mi mancherà, mi mancherà fare una cosa cui le persone sono interessate e il fatto che la gente vede uno show in cui ci sono io.
Non posso dirvi se c’è qualcosa che farei (nel tempo che mi rimane come Dottore), perché rivelerei troppo, non abbiamo ancora letto i copioni dello speciale natalizio e del cinquantenario, ma essendo quest’ultimo la celebrazione di più Dottori, penso non sarà una storia in cui esploreremo nuovi elementi.
Chiudiamo con una dichiarazione di Moffat che risponde ad una domanda del tipo, visto che tutto cambia, prima o poi cambierà anche lo showrunner?
Non a breve, prendo questo lavoro anno per anno, ci sarà anche l’anno prossimo e poi deciderà per il 2015: se fai questo lavoro devi supporre – premesso che tutto funzioni e che tu non faccia schifo – di farlo per un po’ di anni; è quello che direi al mio successore, non farlo per un anno solo, prenditi il tuo tempo.
Quando senti che arriva il momento di fare qualcos’altro, non è un sentimento ambiguo, lo senti in maniera forte: quando mi è successo negli show in cui lavoravo prima, sentivo che non volevo più andare avanti, un po’ come successo a Russell [T. Davies], ha detto che ne aveva abbastanza: ma nel mio caso non è successo, non mi è mai passato neanche per l’anticamera del cervello.