Neil Armstrong (Daniel Lapaine), Edwin Buzz Aldrin (James Marsters) e Michael Collins (Andrew Lincoln) sono i tre astronauti dell’Apollo 11 che, grazie al loro smisurato ego e alla loro grande motivazione, il 20 luglio 1969 sono passati alla storia per aver portato l’uomo sulla Luna, facendo vincere agli Stati Uniti la sfida per la conquista dello spazio contro l’Unione Sovietica e regalando al mondo intero la realizzazione di un sogno.
Cosa hanno provato i primi uomini che hanno toccato il suolo lunare? Tutti coloro che, alzando gli occhi di tanto in tanto guardando la Luna, se lo sono chiesto almeno una volta nella vita, grazie a Moonshot: L’uomo sulla luna (Moonshot The Flight of Apollo 11), diretto da Richard Dale, possono provare in minima parte quelle emozioni indescrivibili.
Il film, in novanta minuti, ripercorre, grazie a frequenti flashback, le tappe che hanno portato dei piloti sconosciuti a lasciare un segno indelebile nella storia dell’umanità (fino alla celebre frase:”E’ piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”). Le immagini riprendono tutto: dalla fluttuazione di ogni genere di oggetto sull’Apollo 11 durante il volo verso la Luna, agli occhi di un bambino, il figlio di Armstrong che teme di non poter più rivedere il proprio papà, dalla voglia di riuscire a primeggiare, al legame che lentamente si crea tra l’equipaggio.
Tra i pregi del film bisogna segnalare non solo la scelta delle inquadrature, che ci proiettano dentro l’astronave così come dentro le vite dei tre piloti (descritti attraverso i rapporti interpersonali con amici, colleghi e parenti dal 1962 al 1969), o la bellissima fotografia di Paul Jenkins, ma anche il ritmo che non scade mai e le musiche suggestive di Richard Blair Oliphant.
L’unico neo che si può riscontrare in un film celebrativo, l’ho scoperto solo in sede di conferenza stampa: il film non è fedele alla realtà e anche la caratterizzazione dei personaggi è troppo romanzata.
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