Eric McCormack è il protagonista di Perception ha parlato con Collider della terza stagione della serie TV.
Com’è stato girare a Parigi?
Stupendo! Mi ha ricordato quando il mio programma preferito girava alle Hawaii o in Inghilterra. Pierce si sente sempre un pesce fuori dall’acqua, ma a Parigi si sente a suo agio, crede di aver fatto un’ottima mossa, ma si sbaglio. Da attore, girare con un mimo di fronte a Notre Dame è stato surreale.
Una puntata che sembra una spy-story…
Sembrava di stare nel set di The Bourne Identity. È stato divertente, avevamo una crew francese e abbiamo girato in alcuni dei posti più belli dell’intero Paese. Arricchisce lo show, camminare sulla Senna o passare davanti al Louvre, è stato stupendo. All’inizio quando me l’avevano detto ho pensato girassimo con il chroma-key, ma mi hanno detto che saremmo andati veramente lì…
E nella città più romantica, avete anche affrontato la storia d’amore
Sì! Non correva via da qualcosa, ma correva verso qualcosa: l’amore. È un enorme atto di fede per entrambi, un cambio che dà una svolta al resto della stagione. Torna a casa cambiato, ha aperto il suo cuore a qualcuno e ha conquistato le sue paure più terribili: volare, allontanarsi da Lewicki e dal suo lavoro. Ne torna fortificato.
Com’è stato dirigere un episodio?
È difficile, è una lunga giornata senza pausa, ma è esilarante. Ho avuto collaboratori eccezionali, secondo me è un passo naturale. È stata un’esperienza positiva.
E lavorare con Peter Coyote?
Fantastico, è una storyline che va avanti per tutta la stagione. L’idea è che Pierce e il padre non si parlano da anni, è dovuto a Pierce e al fatto che il padre soffre di Alezeheimer, considerata la schizzofrenia di Pierce è difficile capire chi sia il padre dei due. È comunque un piacere lavorare con lui.