Ieri riflettori puntati su Jason Priestley ospite al RomaFictionFest 2010 insieme alla sceneggiatrice Sheri Elwood per presentare nella sezione Concorso Internazionale Tv Comedy Call Me Fitz, serie all’insegna del politicamente scorretto, con un inedito Priestley nei panni di Richard Fitz Fitzpatrick, egocentrico venditore di auto, donnaiolo impenitente e senza un minimo di vergogna, che si troverà dopo un incidente stradale a confrontarsi con la sua coscienza che gli si presenterà in forma di alter ego, una sorta di grillo parlante che cercherà in ogni modo di cambiare lo stile di vita di Fitz, anche contro la sua stessa volontà.
Priestley che ha presentato in sala i primi due episodi della serie, racconta che si è divertito un mondo ad interpretare questo personaggio borderline, che ha completamente anestetizzato la propria coscienza e che per vendere un auto sarebbe disposto a qualunque compromesso, un tipaccio che l’attore non ha paura di definire merce avariata.
Presente alla proiezione anche la creatrice della serie Sheri Elwood che ha dato qualche dettaglio tecnico sulla realizzazione. La Elwood parla di un approccio squisitamente cinematografico alla serie, dal direttore della fotografia allo sviluppo dei personaggi casting compreso, tutto lo sviluppo ha avuto un concept da grande schermo, come se si fosse girato un lungometraggio di sei ore.
Dopo la presentazione abbiamo potuto vedere il pilot di questa nuova serie canadese che bisogna dire sfoggia davvero un look cinematografico a cui si aggiunge un’intrigante connotazione dark amplificata da dialoghi estremi e surreali in cui sesso, linguaggio esplicito e recitazione sopra le righe la fanno da padrone.
Call Me Fitz si è rivelata una piacevole sorpresa con un comparto musicale davvero memorabile e un Jason Priestley efficace e impegnatissimo a scrollarsi di dosso l’ombra di quel Brandon Walsh, protagonista del serial cult Beverly Hills 90210, che lo stesso attore ha definito un rullo compressore che ha rischiato più volte di schiacciarlo, affermando di aver fatto una gran fatica per allontanarsi da quel personaggio e accortosi del rischio incombente, di aver cominciato a farlo già all’epoca della serie, quando ancora lo stava interpretando.
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