RomaFictionFest 2010, masterclass con Barry Jossen

di Redazione Commenta

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Il RomaFictionFest anche quest’anno offre incontri e masterclass con i maggiori esponenti dell’entertainment televisivo, e questo pomeriggio è stato il turno di Barry Jossen vice presidente esecutivo della ABC entertainment, che ha cercato di spiegare come negli States si concepisce un serial dalle prime fasi di sviluppo fino alla realizzazione di un pilot.

Jossen illustra tramite delle diapositive quali sono gli elementi su cui bisogna puntare per creare il serial ideale almeno sulla carta, premettendo che grazie a serie come 24 prima e Lost e Desperates Housewives poi il linguaggio delle serie tv sia stato rivoluzionato. Si parte dalle prime fasi di sviluppo che sono le più delicate, arriva uno script o un’idea di solito grezza e non vendibile, da questa idea passeranno diversi mesi prima che la si possa rendere presentabile, dopodichè si passa a sgrossare i personaggi che dovranno avere la peculiarità di riflettere il quotidiano dello spettatore medio e di essere familiari al loro primo approccio su schermo, così da creare un empatia con lo spettatore.

Naturalmente poi si dovrà curare la parte tecnica, Josse mostra un filmato di Lost in cui la musica sostituisce i dialoghi per dimostrare il valore del suono e della colonna sonora, poi parla dei set che la ABC sta costruendo su alcuni appezzamenti di terra degli Universal Studios, l’executive ricorda l’importanza di avere dei set reali, Josse racconta di come in Ugly Betty le passeggiate per New York siano simulate in teatri di posa e che il cast non si sia mai mosso da Los Angeles.

Josse risponde anche ad una domanda in cui gli si chiede di come mai un programma di qualità come Flashfoward sia stato cancellato e se ci fosse qualche altro parametro di valutazione oltre agli ascolti, l’executive si dice dispiaciuto e capisce quanto in Italia questa serie sia piaciuta, ma porta altri esempi onde dimostrare che le motivazioni di una cancellazione possono essere molteplici, vedi 24 per stanchezza di autori e cast, si rischiava di perdere il controllo delle storie, Ugly Betty idem richiedeva subito un finale e così è stato, mentre per Lost le cose sono un pò diverse, la serie aveva una data di scadenza scelta con tre anni di anticipo.

Alla fine dei conti quello che viene fuori da questo incontro, dettagli tecnici a parte e che non esiste una ricetta per il serial perfetto, ci vuole una buona dose di fortuna, istinto e passione, Josse ammette che la regola principale e che non ci sono regole, ma solo punti di rferimento e l’accuratezza della confezione che deve sfiorare il maniacale, perchè l’occhio vuole sempre la sua parte.

Prima di salutarci Josse confessa che la sua fonte d’ispirazione è la moglie e ci fa omaggio di due  brevi filmati contenuti negli extra del cofanetto da collezione di Lost presto in vendita, che include tutte e sei le stagioni e tanti gadget, un divertente speciale sul doppiaggio nei diversi paesi e un video di commiato con tutti i protagonisti che tornano a visitare le location dove hanno trascorso interi mesi e ricordano con nostalgia i momenti più toccanti e divertenti.

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