Rossella Celati nasce a Napoli nel 1984 e cresce in un paesino alle falde del Vesuvio, Sant’Anastasia, luogo in cui, sin da piccolissima vive e sviluppa la sua propensione verso il teatro. Dopo il diploma si trasferisce a Roma, frequenta il DAMS della Link Campus University, laureandosi nel 2012 col massimo dei voti.
Le consapevolezze aumentano, realizza di avere una particolare predisposizione per la recitazione davanti alla macchina da presa e prova le sue doti attoriali anche in cortometraggi e video-art. Nel frattempo conosce persone con cui creare progetti indipendenti. Inizia, così, nel 2010 la sua collaborazione con Martina Ruggeri ed Erika Galli, alias “Industria Indipendente” e nel 2012 decide di fondare un duo artistico, “Fuoco Sacro”, insieme ad Alessandro Formica, suo ex compagno di Accademia.
Nella tua carriera hai recitato in teatro, in cortometraggi fino alla videoarte. Quanto conta la formazione e lo studio per poter spaziare così?
La formazione è fondamentale perché ti consente di conoscere, spaziare, esplorare, quindi di scoprire, sperimentando, cosa ti appartiene, quali sono le tue attitudini. È come un viaggio interrail che fai da solo con lo zaino in spalla: non sai cosa ti aspetta, conosci posti nuovi, altre culture, mondi diversi, incontri persone che aprono la tua mente verso prospettive che non avresti mai pensato e che ti cambiano la vita. Qualche volta hai paura, ma poi torni diverso, più ricco.
Hai studiato alla Link Campus University, qual è stato l’insegnamento più importante che porti con te?
Praticare un impegno costante che ti consente di andare sempre un po’ oltre i tuoi limiti.
C’è stato un docente che consideri ancora oggi un tuo mentor?
Tutti i docenti sono stati preziosi, poiché ognuno, col suo modo di fare, mi ha regalato un mattoncino per creare una base solida in grado di poter sorreggere il mio percorso artistico, una struttura che non smetterà mai di essere in allestimento. Di stimoli ne ho ricevuti tanti, da ognuno. Penso, in particolare, a due maestri diversissimi tra loro: da un lato Nikolaij Karpov, che aveva un’energia pazzesca in grado di riempire tutta la stanza. Riusciva a farci arrivare insegnamenti fondamentali e spesso complicati, senza il bisogno di alzare mai la voce e con uno sguardo sempre sereno e accogliente. Dall’altro lato, Marcello Cotugno. Dotato di tutto un altro tipo di accoglienza, un altro genio. Con Marcello il rapporto è stato più lungo, dal primo anno fino alla tesi, che ho deciso di chiedere a lui. Sempre pronto a carpire le caratteristiche specifiche dell’attore, ciò che ti rende unico, sempre pronto ad aiutarci a scoprirle. Anche un semplice caffè diventa momento di crescita con lui. Tuttora, dopo aver visto Marcello, torno a casa con minimo tre titoli di libri, due album musicali, un frullato di idee da digerire e qualche sigaretta in meno…
Leggendo la tua biografia emerge una grande intraprendenza, hai attivato varie collaborazioni e hai creato un duo artistico. Anche la figura dell’attore oggi ha subito un’evoluzione?
Probabilmente molti nuovi attori di oggi, istintivamente sono “artifex”: al centro del processo creativo, pur padroni delle tecniche, diventiamo paradosso di non attori, ovvero, attori “disfatti”. Ovviamente il riferimento diretto è a Carmelo Bene e a tutto quel filone degli anni 60\ 70 . Non abbiamo inventato nulla, bensì, rinnovato una vecchia urgenza. Probabilmente la generazione di cui faccio parte, avverte la necessità di rompere dei parametri che non riteniamo giusti, di cambiare le cose, proprio come quei ragazzi. Il lavoro non c’è? Lo inventiamo. Perché vogliamo dire qualcosa. Ho avuto la fortuna di formarmi in un gruppo accademico fatto di persone fantastiche. Da qui la nascita di Fuoco Sacro, insieme ad Alessandro Formica, e del collettivo Drao, insieme a vecchi compagni e a nuovi artisti.
Hai debuttato nella fiction Rai “Un posto al sole”, ce ne parli?
“Un posto al sole” si sta rivelando un’esperienza molto bella e formativa, una grande palestra attoriale. Rendere la massima prestazione in un minimo tempo richiede, ancora una volta, impegno e dedizione, poiché, andando in scena ogni giorno, i ritmi sono abbastanza frenetici. Mi sto sentendo accolta da una grande famiglia, dove ogni figura svolge un lavoro fondamentale, ma sono a Napoli e non manca mai il tempo per scherzare, ridere o bere un buon caffè.