The Following, Kevin Williamson: “La serie parla delle seconde possibilità”

di Felice Catozzi Commenta

Dopo un inizio promettente, The Following di Kevin Williamson sembra aver perso un po’ la strada, ma per è lo stesso sceneggiatore a Collider a spiegare il perché di alcune scelte e a parlare del futuro: facendo attenzione agli spoiler, ecco tutto quello che c’è da sapere.

The Following parla di seconde possibilità, scelte, rinascita: per Kevin Williamson:

E’ uno show incentrato sulle seconde possibilità, i secondi capitoli, la rinascita: spesso i miei  personaggi fanno i conti con queste cose, credo sia normale pensarci quando si superano i 40 anni.

The Following vuole essere una storia d’orrore romantica e gotica, con molti riferimenti all’opera di Edgar Allen Poe.

Tutti questi elementi insieme contribuiscono secondo Williamson a sostenere l’impalcatura dello show e a fare da sfondo al culto creato daJoe Carroll, fatto di gente laureata e annoiata o scontenta.

Sono molto intelligenti, il che li rende ancora più pericolosi perché sono menti in grado di programmare e coprire le tracce.

I flashback ci aiutano a costruire la storia, anzi sono essi stessi la prima storia mentre quello che vediamo nel presente è un sequel.

L’autore ha anche aggiunto di aver sempre voluto creare un serial killer carismatico:

The Following non è solo la storia di un serial killer, ma di un leader di un culto, un personaggio carismatico: quando si leggono libri, ad esempio su Charles Manson, si parla sempre del loro carisma, e io volevo un personaggio che fosse più di un killer, che fosse seducente, intelligente, carismatico e che seducesse uomini, donne, guardie della prigione.

Per quanto riguarda invece Ryan Hardy:

Anche lui avrà molte sfaccettature, il suo personaggio diventerà multidimensionale: se voi pensate al solito cliché dell’agente dell’FBI cui hanno tolto il suo caso, non è così, anche Ryan avrà dei lati oscuri.

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