Certo la vita del vampiro relativamente buono non deve essere una passeggiata, insomma bere sangue vuol dire cibarsi dell’essenza vitale altrui, quindi non dev’essere una cosa tanto positiva, poi mettiamoci una innato istinto animale e il fatto di dover essere sempre additato come una sorta di pericolosa e affascinante trappola letale, e la vita del vampiro Bill Compton comincia a sembrare sempre meno invidiabile.
E come se non bastasse la comunità dei vampiri da un pò di tempo non lo vede di buon oochio, troppo umano per i vampiri, troppo vampiro per gli umani, poi la fase Romeo+Giulietta in cui il nostro romantico vampiro si va a innamorare di Sookie, un telepate umana un pò stramba, ma molto dolce, che sicuramente un giorno vedrà morire, mentre lui sarà nel pieno del suo vigore, sempre se non la vampirizza prima, ma questo equivarebbe a mutarne inevitabilmente l’essenza, oppure no?
Certo parlare di etica e morale quando si tratta di vampiri è alquanto arduo, in special modo quando ci si rende conto, come accade spesso al nostro Bill, che il sangue umano è una dipendenza da cui è difficile liberarsi quasi quanto l’istinto di cacciare in branco, due pessime abitudini che il nostro amico ha cercato di tenere a bada con una vita solitaria e cibandosi di qull’insipido sangue sintetico made in Japan, beh almeno quello non lo fanno in Cina.
I ricordi di William Thomas Compton padre, marito e soldato, sono annebbiati dal tempo, un secolo a cercare se stesso, ricordi del primo morso, di Lorena la materna vampira che lo ha accolto in casa sulla via del ritorno dal fronte, che l’ha rifocillato, ucciso e generato, donandogli l’immortalità e tanta solitudine.
Un’immortalita non richiesta, non pienamente voluta che gli è costata la famiglia, una moglie e tre figli ancora piccoli da cui è stato costretto ad allontanarsi per intraprendere un lungo viaggio senza meta, cercando decennio dopo decennio di sopravvivere a se stesso, ma per fortuna dopo Sookie l’eternità a Bill sembra decisamente più sopportabile.