Dal 21 maggio alle 22 su Sky arriva False Flag, fiction israeliana presentata in anteprima al Festival di Berlino che ha conquistato pubblico e critica
A partire dal 21 maggio alle 22 su Fox (canale 112 di Sky) arriva la seconda stagione di False Flag, appassionante fiction israeliana presentata in anteprima al Festival di Berlino di cui vi parliamo meglio subito dopo il salto.
Flase Flag 2, anticipazioni
Tra attentati, servizi segreti e misteri ci sono due donne dietro al ritorno della serie televisiva. False Flag è il frutto dell’incontro tra la produttrice Maria Feldman e la sceneggiatrice Leora Kamenetzky.
La storia ci riporta sempre come protagonista l’investigatore israeliano Ethan Kopel che sarà al centro di una nuova indagine: è stato chiamato a risolvere un apparente caso di attacco terroristico anche se, nulla è come sembra. Durante l’inaugurazione del nuovo oleodotto tra Israele e Turchia un’esplosione uccide vari funzionari del governo e l’ambasciatore turco. Quando i principali sospettati dell’attacco terroristico vengono rivelati, le vite delle loro famiglie sono stravolte e trascinate, a loro discapito, nell’occhio del ciclone.
La premessa di quella che si annuncia un’altra stagione serratissima di eventi, inseguimenti e colpi di scena, è che dopo l’attentato in cui viene coinvolta la ministra dell’economia, sulla lista dei sospettati finiscono tre cittadini apparentemente normali e ignari degli eventi: Amir, proprietario di una startup, Dikla, una donna che sulla piattaforma aveva lavorato e Anat, madre e moglie insospettabile.
Ecco quello che ha detto lo show sulla sceneggiatrice Leora Kamenetzky:
Due donne si sono trovate ad architettare una storia che molto spesso è appannaggio di creatori maschi forse perché le donne in Israele fanno il servizio militare obbligatorio. Mi interessa molto la politica e naturalmente tutto ciò che fa il Mossad è un’estensione della politica del Paese. Raccontarla vuol dire mettere in scena un dramma in cui non si può dipingere la realtà solo in bianco e nero. A me interessa molto raccontare gli interessi celati dietro le apparenze e i comportamenti apparentemente normali. Perché raccontare questi personaggi significa occuparsi dei cittadini di Israele, dei territori o dell’intero Medio Oriente, intrappolati in una situazione di costante terrore. Scriverne per me peraltro è terapeutico.
Maria Feldman ha infine concluso:
False Flag è uno show sull’identità e riguarda la paura che abbiamo tutti in Israele di incappare un giorno in un evento drammatico che può cambiare per sempre la vita. A me i servizi segreti interessano non solo perché amo John Le Carré e il mondo delle spie, ma anche perché danno ulteriore profondità alle domande che pone la serie su chi siano veramente le persone, quali segreti abbiano e quali relazioni coltivino. Abbiamo cercato di dare rappresentazione alle diversità che compongono la popolazione israeliana. Così, ad esempio, è nato il personaggio della madre ultraortodossa, perché la religione sta assumendo un ruolo sempre più importante nella vita pubblica. Ma la società israeliana ha anche squarci di apertura, a Tel Aviv, dove le coppie omosessuali vivono liberamente. Così è nata Dikla, una ragazza lesbica che è figlia proprio di quella donna molto religiosa e quindi è costretta a nascondere tutto alla madre.